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Cavalcare il cambiamento

Storico distributore per l’Emilia Romagna, 2G Ricambi Padauto di Bologna mostra la sua visione attuale del mercato e delle prospettive future per distributori e ricambisti

Fondata in un sottoscala nel 1981 da Bruna Ubaldini, tutt’ora direttore generale, e oggi gestita con la collaborazione delle figlie Cristina ed Elisa Fazioli, 2G Ricambi Padauto è una realtà bolognese tra le più attive nel settore dei ricambi.
Un successo ottenuto con tanto lavoro e grazie alla coesione di un team familiare sempre aperto a nuove idee
e disponibile al cambiamento. Nei quasi quarant’anni di attività l’azienda è riuscita a fidelizzare molti ricambisti
partner e ha avuto un ruolo attivo nella fondazione di Giadi Group, che successivamente si è allargato ad
AD Italia, portando alla nascita di AD Giadi. Abbiamo rivolto alcune domande alle sorelle Fazioli e ad altri collaboratori
per conoscere la loro visione attuale del mercato, le novità riguardanti l’azienda e i progetti in corso. Come sta andando il mercato aftermarket in questo momento?
“Il mercato – risponde Cristina Fazioli, responsabile dell’area commerciale e del marketing – ha riscontrato un lieve segno negativo nei primi sei mesi dell’anno. Con il calo delle vendite auto sicuramente ci sarà una ripresa nel settore dei ricambi. A luglio le officine hanno lavorato molto, riscontrando un segno positivo a due cifre. Dobbiamo vedere cosa succederà nei prossimi mesi, perché anche l’instabilità politica non aiuta. Una cosa è certa: tutte le Case automobilistiche dal prossimo anno dovranno produrre una percentuale di ibride ed elettriche e sicuramente faranno di tutto per venderle. Qui in zona si parla già del divieto dell’Euro5 (previsto entro il 2025), quindi ci sarà un ulteriore rinnovo del parco circolante nei prossimi due o tre anni. Il futuro si prospetta positivo per chi riuscirà a stare al passo con una tecnologia di altissimo livello e con prodotti di primo impianto”.

È preoccupata della presenza, sempre più massiccia, delle case auto e dei loro brand “alternativi”?
“Per quanto riguarda i brand alternativi – prosegue Cristina – per il momento hanno solo il ‘fast moving’, quindi si differenziano poco dal prodotto originale che trattano già, quindi sinceramente non sono preoccupata. Mi spaventa invece il fatto che siano strutture molto organizzate, con personale formato, mentre nel nostro settore c’è ancora bisogno di tanta formazione, soprattutto in officina”.

L’intero articolo potete richiederlo a redazion@duessegi.com – GA-IL GIORNALE DELL’AFTERMARKET  fasciolo 8/2019

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